Testamento spirituale di Padre Giovanni (1976-1996)

“Padre Giovanni Bertolone fu un uomo eccezionale; un uomo la cui fede arrivò fin dove la nostra naturalmente non arriva”, scrisse il Padre Ispettore salesiano Giovanni Cantini nel documento che annunciava la morte di Padre Giovanni ai Salesiani di tutto il mondo. “La fiducia di Padre Giovanni nella provvidenza era così forte che scandalizzava noi uomini prudenti” affermava Mons. Miguel Angel Aleman commentando la sua morte.

“Non ho mai dubitato della santità di Padre Giovanni. L’ho sempre considerato un vero santo, anche se riconosco che Padre Giovanni era uno di quei santi che sa come tener ben occupato il Vescovo; anch’io l’ho invocato, dopo la sua morte per chiedere la sua protezione nei momenti difficili e ricevetti l’aiuto di cui necessitavo in quelle circostanze”, mi diceva Mons. Aleman sorridendo e con l’emozione nei suoi occhi, molti anni dopo nel gennaio del 1992 a Rio Gallegos.

Padre Giovanni non sapeva porre limiti ai desideri della sua carità e non era capace di dire di no di fronte alle necessità degli altri: avrebbe voluto abbracciare tutte le opere di misericordia e tutti i bisognosi di qualsiasi età.

Padre Giovanni viveva radicalità del messaggio evangelico e così lo lasciò scritto nel suo quaderno di appunti spirituali: “E’ per te Signore, per seguirti da vicino. E per loro, i poveri, per salvarli. E’ per la tua Chiesa che si rinnova nel sacrificio dei tuoi figli. Amen”.

Padre Giovanni visse una povertà basata sul vero amore che deriva da Gesù; la vita di Padre Giovanni era quella di un sacerdote profondamente pio la cui allegria consisteva nella sua forza di salvezza per i credenti e nel donarsi senza reticenze di fronte a qualsiasi tipo di necessità.

L’amore per Gesù che Padre Giovanni coltivò senza posa gli diede la grandezza spirituale dell’apostolo e, nella sua azione pastorale, le caratteristiche di un profeta che faceva udire la voce di coloro che non hanno voce, spinto dall’unico interesse di alleviare il loro dolore e far riconoscere la loro dignità come figli di Dio. La sua semplicità di spirito e la sua umiltà facevano si che tutti percepissero chiaramente che affrontava le situazioni più difficili con l’insuperabile libertà ed autenticità di chi ha scoperto che solo una cosa è importante, ascoltare Gesù il vero amico.

Nel 1967 in Patagonia era in visita Don Rosario Castillo, attualmente cardinale della Chiesa, e parlando con il direttore della comunità salesiana Padre Mario Sandrone lo pregò di stabilire l’ora per la conferenza della visita straordinaria tenendo conto che l’ora fosse comoda per tutti, in maniera tale che nessuno mancasse.

Padre Sandrone decise l’ora però avvertì Padre Castillo che poteva capitare che Padre Giovanni non arrivasse in tempo e gli spiegò il tipo di vita che Padre Giovanni conduceva nella parrocchia della Patagonia. Arrivò l’ora fissata e Padre Giovanni non si presentò. La mattina seguente Padre Giovanni andò a salutare Padre Castillo con la semplicità ed il candore che gli erano abituali.

Padre Castillo lo guardò serio e subito gli chiese per quale motivo non si era presentato alla conferenza sottolineando l’importanza del suo gesto e tirandogli le orecchie per le sue reiterate disubbidienze con l’ordine strutturale della vita della comunità.

Padre Juan ascoltò Padre Castillo con umiltà e inclinò la testa come atto penitenziale. Subito dopo raccontò a Padre Castillo quello che era successo: mentre ero nel quartiere arrivò una famiglia che non aveva niente da mangiare e neanche un posto dove andare a passare la notte, ed inoltre, uno dei loro bambini era malato. Iniziai a procurare loro tutto il necessario ma, dato che era tardi, si fece presto notte e quando finii di sistemarli era già l’alba. Mentre Padre Giovanni raccontava cosa era successo, Padre Castillo abbassò la testa come per riflettere, e dopo aver terminato l’ascolto della santa avventura di Padre Giovanni, una delle tante, esclamò: mi hai commosso! Che il Signore continui a benedirti mio caro fratello!

La devozione eucaristica era la forza misteriosa che lo spingeva a svolgere l’opera del Signore a qualsiasi costo e a prodigarsi affinché la vita cristiana fosse viva e bella per tutti. L’amicizia dell’adorazione per Gesù era il luogo dove Giovanni recuperava l’allegria dell’evangelizzazione superando tutti i malintesi, ogni tipo di angoscia e solitudine. Una mattina, di metà gennaio del 1971 quando il sole cominciava a far brillare i suoi primi raggi sopra il mare calmo, lo trovai in ginocchio rannicchiato dietro l’altare della Cappella di Bahia San Blas, lì aveva passato tutta la notte pregando e parlando a Gesù; quando mi vide mi salutò con il suo classico sorriso e senza aggiungere altro mi disse: io sapevo che saresti venuto oggi. Lo guardai in modo strano, poi successe un’altra cosa: fino alla sera prima io non sapevo con sicurezza se l’incontro con la giunta arcidiocesana dell A.C. dovessimo farla a San Blas o in un altro luogo più vicino a Bahia Blanca. Senza darmi neanche il tempo di fargli la domanda, disse: Lui me lo ha detto, e mi indicò il crocifisso.

Predicare la devozione a Gesù era una costante e silenziosa preoccupazione della sua anima missionaria, per Padre Giovanni questa devozione era la culla dove nasce l’uomo nuovo. Non sprecava nessuna opportunità, per inculcare questa devozione e lo faceva con tale semplicità e convinzione che tutti, in particolare i bambini, erano rapiti dalle sue parole di apostolo, come successe a Conesa quando parlò loro di quanto sarebbe stato bello il Congresso Eucaristico di Salta. Senza calcolare né la distanza né le difficoltà, fece nascere spontanea la domanda del cuore e dalle labbra di quei ragazzi poveri che lo ascoltavano senza batter ciglio: E… potremo andare anche noi a Salta? Se andrete, gli rispose senza titubanze Padre Giovanni, ci sarà però una condizione, che in questi due mesi che mancano al Congresso, nessuno di voi dovrà offendere Gesù commettendo peccati gravi, e tutti devono sforzarsi di volersi bene come fratelli.

Incredibile! Successe il miracolo come la moltiplicazione dei pani. I tredici ragazzi del ricovero che Padre Giovanni teneva nella precaria parrocchia andarono al Congresso eucaristico di Salta, accompagnati da Antonio Checchi. Padre Giovanni, come Mosè, rimase nella parrocchia a pregare per i suoi fratelli che affrontavano un’avventura che solo la Fede fatta Amore era capace di realizzare. Guardate gli uccelli del cielo che non seminano né raccolgono e tuttavia il Padre Celeste dà loro il cibo, Padre Giovanni aveva letto loro il vangelo di Matteo prima che i ragazzi partissero, andate con fede e celebrate il Congresso Eucaristico con molto amore e tanta preghiera. Ricevete la mia benedizione è tutto ciò che possiedo e che posso dare. Arrivederci!

Tuttavia i ragazzi di Padre Giovanni sapevano che non erano passeri del cielo e che potevano fare qualcosa, per questo motivo prepararono la cassetta e la spazzola per pulire le scarpe come loro unico bagaglio e come mezzo per guadagnare qualche soldo. Al loro ritorno traboccanti di allegria questi ragazzi della strada dicevano a Padre Giovanni, mentre gli consegnavano i regali che con i soldi guadagnati dal lustrar scarpe avevano potuto comprare: è vero ciò che ci hai letto nel vangelo, lo abbiamo constatato.

Antonio Checchi, il giovane italiano, il missionario laico come amava farsi chiamare, dice testualmente nella interessante cronaca che si intitola: “Dalla Patagonia a Salta, andata e ritorno”. “Sembrava una pazzia… però quante imprese difficili sono attribuite ai pazzi! Solo la fede grande in Gesù animò e sostenne fino alla fine il gruppo dei tredici ragazzi della Patagonia a Salta”.

Si potrà non essere d’accordo con Padre Giovanni sui suoi metodi pastorali ed apostolici, scriveva Mons. Miguel Angel Aleman, però bisogna riconoscere che era un sacerdote che visse fino all’ultimo secondo i principi del vangelo che predicava. Nel documento del 19 marzo del 1975 con il quale lo stesso Mons. Aleman si congeda da Padre Giovanni nel momento in cui lascia la diocesi di Viedma e si trasferisce a Rio Gallegos dice: … ho ammirato sempre le tue virtù, la tua carità, il tuo zelo apostolico, la tua devozione evangelica”. La devozione alla Vergine che Padre Giovanni coltivava nel nome di Maria Ausiliatrice e alla quale dedicò dei piccoli eremi negli angoli più lontani della sua immensa parrocchia, la viveva con un amore figliale e un candore da bambino, per lui le manifestazioni mariane erano semplici e ingenue; le cassette musicali che poste sotto l’immagine della Vergine suonavano un canto di lode a Maria lo facevano ritornare alla sua infanzia spirituale.

Nel profondo della sua anima, l’amore a Maria Ausiliatrice era sentito come una chiamata a consegnarsi in aiuto e al servizio della vita dei poveri e dei senza tetto, come se Padre Giovanni ascoltasse in ogni momento mariano della sua vita, l’eco del consenso dato da Maria a Cana: “facciano tutto quello che Lui chiede loro”.

La notte del 2 gennaio del 1976 in seguito ad un intenso lavoro pastorale e dopo aver sepolto un giovane che era morto per causa di una rissa successa proprio il giorno di Natale, Padre Giovanni senza saltare il rosario che per lui rappresentava la sua forza e consolazione, scriveva in un quaderno di appunti spirituali: “Sono preoccupato per questa gioventù abbandonata. Signore, io non posso dormire questa notte senza prendere una decisione o proporla ai miei superiori: desidero consacrarmi in forma definitiva alla povertà e all’indigenza. Preferisco sentire le fredde raffiche di vento della povertà di Belen, della siccità della Croce e poi la tua mano benigna che solleva, rafforza e ricompensa”.

La sua angoscia nella ricerca del Signore si acutizzava mano a mano che trascorrevano i giorni del 1976, quasi come all’avvicinarsi del suo incontro definitivo con Gesù la sua promessa diventasse sempre più urgente.

Il 4 maggio mentre stava meditando ebbe uno svenimento a causa di un terribile dolore alla testa, lo accudii in quei momenti come meglio potei.

Quando ritornò in se’ mi chiese cosa era successo e perché gli facesse tanto male la testa. Per favore, tu che sei mio amico, dimmi tutta la verità, insistette.

Gli esami che ti hanno fatto fino ad oggi indicano la probabilità di un tumore cerebrale gli risposi, e questo dolore acuto in testa potrebbe esserne la conferma. Nel vederlo profondamente afflitto precisai: Giovanni preghiamo insieme chiedendo al Signore che ti guarisca e ti ristabilisca completamente. Si, mi rispose, però ad una condizione; se guarirò mi dedicherò totalmente ai poveri e agli abbandonati e diventerò uno di loro.

Allora Giovanni, gli dissi molto commosso, preparati a morire perché l’unica cosa che ti manca è dare la vita per loro; insieme dicemmo tre Ave Marie. Dopo mi disse: se fosse l’ultima volta che posso parlare, a chi mi ricorda digli da parte mia grazie, a chi mi ha offeso ti prego chiedigli perdono a nome mio, tutto quello che ho lo offro ai ragazzi del quartiere che resteranno soli. Che angoscia sento!

Fu l’ultima volta che parlò; di lì a poco sopraggiunse un’altra crisi e fu portato all’ospedale con urgenza; dopo una lunga operazione al cervello, la mattina del 7 maggio consegnò la sua vita al Signore come aveva lasciato scritto nei suoi appunti spirituali, senza posseder nulla, la consegnò ai poveri per salvarli, alla Chiesa affinché si rinnovi nel sacrificio dei suoi figli; e a vent’anni dalla sua santa morte possiamo affermare senza timore di sbagliare: per incontrare definitivamente colui che chiamava in ogni povero e in ogni ammalato che Padre Giovanni aveva saputo ascoltare alleviando i loro dolori e le loro difficoltà.